Esoftalmo: si può guarire?

Cosa è l'esoftalmo, e cosa c'è alla base di questa problematica? Nell'articolo di oggi avremo modo di approfondire l'argomento, ma soprattutto di rispondere a una domanda fondamentale: dall'esoftalmo si può guarire?

Cos'è l'esoftalmo?

Parlando di esoftalmo - problematica inversa all'enoftalmo - ci riferiamo ad una sporgenza eccessiva del bulbo oculare, che può avvenire da uno o da entrambi i lati.

La causa più frequente di esoftalmo? L’orbitopatia tiroidea, una particolare condizione che porta gli occhi a trasformarsi a seguito di una malattia immunitaria che colpisce la tiroide. La manifestazione più classica? Occhi eccessivamente sporgenti, gonfiore palpebrale ed eccessiva apertura palpebrale o persino retrazione palpebrale.

Trattare la tiroide basta, per guarire dall'esoftalmo?

Alcuni pazienti sì, guariscono se sottoposti alla giusta cura per la tiroide. In molti casi, però, la questione non si risolve con quel tipo di trattamenti. Il danno, infatti, risulta permanente e richiede una soluzione chirurgica.

Orbitopatia tiroidea: come si scatena, e quali effetti ha sull'esoftalmo?

Prima di approfondire ciò che riguarda il trattamento dell'esoftalmo, è importante approfondire la patologia che si trova alla base della problematica. Questa malattia, è importante saperlo, presenta tipicamente due fasi:

  • La fase infiammatoria, attiva: ha una durata variabile da 6 a 18 mesi e mediamente, quanto prima fase, tende a risolversi spontaneamente. Seguito da un endocrinologo, il paziente mira a ottenere una stabilizzazione della funzione tiroidea che può essere raggiunta con terapia medica (tapazole), soppressiva (radioiodio) o chirurgica (tiroidectomia).
    Sono diverse, insomma, le professioni coinvolte: è importante che i disturbi oculari siano anche valutati e gestiti insieme all’oculista. Un trattamento tipico prevede l’uso di cortisone
  • La fase quiescente, fibrotica: è la fase successiva all’esaurimento dell’infiammazione ed è caratterizzata da una stabilizzazione completa dei segni e sintomi oculari, senza segni di infiammazione. L’occhio torna bianco, l’edema ed il rossore spariscono, ma i danni avvenuti nella fase attiva che non sono migliorati spontaneamente o con il cortisone resteranno purtroppo permanenti.

È in questa fase, allora, che il chirurgo ricopre un ruolo fondamentale: una volta passati 6-8 mesi, e dato al paziente il tempo di stabilizzarsi, può offrirgli una riabilitazione estetica ricostruttiva completa ed efficace.

Esoftalmo: l'intervento chirurgico

L’intervento che si esegue per correggere l’eccessiva sporgenza dei bulbi oculari prende il nome di decompressione orbitaria . Questo intervento prevede l'utilizzo di tecniche mini-invasive, che non lasciano cicatrici visibili e viene effettuato in regime di day surgery.

Ma come funziona? È piuttosto semplice: la tecnica prevede infatti l’ampliamento dello spazio orbitario osseo grazie alla rimozione delle due pareti orbitarie più sottili che confinano con i seni nasali.

In un secondo intervento - generalmente necessario - si andrà a correggere la retrazione palpebrale superiore ed inferiore, associandola anche alla rimozione dell'eventuale grasso in eccesso.

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