Una delle cose che diciamo sempre su questo blog e sulla quale crediamo nessuno possa avere dubbi, è quanto il sistema oculare sia complesso e proprio per questo una macchina perfetta. Uno dei suoi elementi più importanti, ossia la retina, è a sua volta una realtà complessa, composta da svariati strati, livelli, componenti e aree. Nel tempo proveremo ad approfondirle tutte; oggi parliamo delle cellule di Müller.
Scoperte e inizialmente descritte da Heinrich Müller, fisiologo tedesco e grande studioso esperto dell'occhio umano, le cellule omonime sono un tipo di cellule gliali della retina, presenti nel bulbo di tutti gli esseri vertebrati.
Quando parliamo di cellule gliali intendiamo cellule che servono come supporto per i neuroni, e anche in questo caso è così. Nello specifico le cellule di Müller servono come sostegno per l'epitelio retinico: qui esse fanno da tramite tra i neuroni, ossia le cellule bipolari, e si allungano tra gli strati, arrivando grazie a ramificazioni sino a coni e bastoncelli e tramite prolungamenti attraversano tutta la retina.
Il ruolo principale delle cellule di Müller è quello di mantenere la stabilità delle cellule della retina, regolando il funzionamento dei neurotrasmettitori, l'isolamento elettrico dei recettori e dei neuroni e la rimozione di materiale in eccesso. In particolare l'isolamento è una funzione importante: grazie alla divisione delle cellule eccitate adiacenti, esse evitano l'insorgere di cortocircuiti nervosi.
Come sarà facile comprendere dopo aver letto il nostro articolo, le cellule di Müller sono un elemento importantissimo della retina in primis, e dell'intero sistema visivo piú in generale: senza queste minuscole cellule gliali possiamo dire con una certa sicurezza che la visione non sarebbe possibile. Ecco perché quella di Heinrich Müller è stata una scoperta considerata rivoluzionaria.