Che si trattasse di semplice visita di controllo o di diagnostica di difetti alla vista, tutti noi almeno una volta siamo andati dall'oculista e ci siamo sentiti chiedere di distinguere delle lettere sempre più piccole da un tabellone appeso al muro. La procedura alla quale siamo stati sottoposti è molto comune, e fa uso della cosiddetta tabella di Snellen per la misurazione dell’acutezza visiva.
L’acutezza visiva, conosciuta anche come visus, non è il senso della vista in toto, bensì la capacità dei nostri occhi di percepire i dettagli fini di ciò che ci circonda.
L'acutezza visiva viene misurata in decimi e all’occhio che vede normalmente, chiamato emmetrope, vengono assegnati 10/10. In realtà il valore di 10/10 non è il maggior grado di acutezza visiva, che si attesta a numeri più alti, ma una convenzione utilizzata per indicare l’occhio che vede in maniera accettabilmente funzionale.
Quando l’occhio ha problemi e la sua acutezza visiva scende sotto i 10/10, si chiama ametrope. Abbiamo parlato ampiamente delle ametropie su questo blog affrontando i disturbi visivi che correggiamo grazie alla chirurgia refrattiva nel nostro centro Vision Future. Le ametropie sono miopia, astigmatismo e ipermetropia.
Quando trattiamo di acutezza visiva, per semplificare ne parliamo come di un fattore unico; in realtà, racchiuse in questo termine unico esistono diverse tipologie di acutezza visiva, ognuna indicante una sfumatura della vista. Eccole:
L'acutezza di riconoscimento è la più famosa e quella che viene utilizzata maggiormente nelle diagnosi, perché permette al nostro cervello di riconoscere le forme, e quindi identità e significato di ciò che ci sta intorno. È proprio quest'ultima l'acutezza sfruttata nella misurazione con tabella di Snellen.
La tabella di Snellen, creata dall'omonimo medico olandese, è un tabellone sul quale vi è una riproduzione in varie misure standard delle comuni lettere dell’alfabeto, chiamate ottotipi; il paziente verrà invitato a porsi a una determinata distanza prestabilita e, coprendosi prima un occhio e poi l'altro, dovrà leggere gli ottotipi indicati dal medico, divisi in righe di diverse dimensioni. Le lettere vanno dalla grandezza maggiore a quella minore, e così il test dell’oculista. A seconda della linea alla quale la capacità di lettura del paziente lo farà arrivare a leggere il giusto ottotipo, il medico calcolerà il grado di acutezza visiva dei suoi occhi e l’eventuale insorgere di un’ametropia.
La diagnosi viene effettuata secondo un'equazione creata dal medico olandese stesso, chiamata "frazione di Snellen", secondo la quale:
Acutezza visiva = Distanza a cui il test viene eseguito / la distanza a cui il dettaglio della lettera del test sottende un angolo visuale di 1 minuto primo, cioè di 1/60 di grado.
Quindi, posta una distanza fissa che viene calcolata in base alla grandezza delle lettere sul tabellone, a lato si leggerà la quantità di decimi che il paziente ha. Comunemente, i decimi si riferiscono alla distanza che di solito viene utilizzata nel mondo anglosassone per la lettura degli ottotipi, cioè 10 piedi. Per fare un esempio: 7/10 significa vedere a 7 piedi ciò che si dovrebbe vedere alla distanza standard di 10.
Può capitare che l'acutezza visiva di un individuo non riesca a decifrare neppure la prima riga della tabella di Snellen, quella corrispondente a 1/10. In questo caso, si può provare a ridurre la distanza del paziente dal pannello e ricalcolare l'acutezza in base ai nuovi dati, oppure esistono altre tipologie di misurazione:
Concludiamo il nostro articolo con una precisazione sulla differenza tra due termini che spesso causano confusione: decimi e diottrie. Come abbiamo detto, l'acutezza visiva si misura in decimi; i decimi misurano empiricamente, tramite la tabella di Snellen che abbiamo appena visto, il rapporto tra la distanza a cui l'occhio distingue le lettere sul pannello e quella standard di 10 piedi. Le diottrie, invece, misurano la potenza della lente, che essa sia quella naturale interna al nostro occhio, la cornea, o quella artificiale che dobbiamo indossare per correggere il difetto visivo dal quale siamo affetti. Abbiamo approfondito l'argomento diottrie, decimi e gradi in un precedente articolo.
È possibile provare il test di acutezza visiva con la tabella di Snellen anche in modo autonomo, tenendo sempre conto, ovviamente, che si tratta di una misurazione "casalinga" e non si può prescindere dalla diagnosi di un oculista, che saprà sempre riconoscere patologie, disturbi congeniti e altri problemi agli occhi.